Marco Cerotto *

 

[…] l’«economia pianificata» è entrata nella coscienza almeno degli elementi progressisti della borghesia. Certo, anzitutto in strati ancora molto ristretti e, anche in questo caso, prima come esperimento teorico che come pratica via d’uscita dal vicolo cieco della crisi. Se tuttavia noi confrontiamo questo stato di coscienza in cui si cerca la compensazione economica tra una «economia pianificata» e gli interessi di classe della borghesia, con quello del capitalismo in ascesa che ha considerato ogni genere di organizzazione sociale come «intromissione negli inviolabili diritti della proprietà, nella libertà, e nella ‘genialità’ con cui il capitalista individuale si autodetermina», appare allora con chiarezza ai nostri occhi la capitolazione della coscienza di classe della borghesia di fronte a quella del proletariato.

 Mattia Gambilonghi *

 

L’obiettivo del saggio in questione è quello di chiarire l’accezione del termine che dà il titolo al volume, quello, cioè, di “democrazia sociale”, e, in secondo luogo, di mettere in luce il legame che questa particolare forma politica viene ad instaurare, da un lato, con il cosiddetto costituzionalismo democratico-sociale (o “della seconda ondata”), e, dall’altro, con le forme di interventismo e di governo dei processi economici e sociali affermatesi a partire dall’entre-deux-guerres.

 Alexander Höbel

 

  1. Una storia organica, una strategia di lunga durata

La storia del Partito comunista italiano, di cui nel gennaio 2021 si celebrerà il centenario della fondazione, è stata da sempre oggetto, oltre che di una storiografia spesso straordinaria (si pensi a Paolo Spriano ed Ernesto Ragionieri), anche di molte letture deformanti, viziate dal pregiudizio ideologico quando non dalla vera e propria incomprensione. Tale tipo di revisionismo storico applicato a una vicenda grande e complessa come quella del Pci ha conosciuto ovviamente una nuova fioritura dopo il 1989-91, trovando nuovi adepti a destra ma anche a sinistra.

 Donatello Santarone *

 

“La profonda ipocrisia, l’intrinseca barbarie della civiltà borghese ci stanno dinanzi senza veli, non appena dalle grandi metropoli, dove esse prendono forme rispettabili, volgiamo gli occhi alle colonie, dove vanno in giro ignude." (Marx, New York Daily Tribune, 8 agosto 1853).

 

Due sterline ad articolo: tanto era il compenso che Karl Marx, “il nostro corrispondente da Londra”, percepiva per i suoi densi e documentati articoli sul quotidiano statunitense New York Daily Tribune, articoli che spaziavano dalla schiavitù in America al Risorgimento italiano, dalle guerre dell’oppio in Cina al colonialismo britannico in India, dalla servitù della gleba nella Russia zarista alla guerra di Crimea, dalle dittature borghesi di Napoleone III (1808-1873) e Lord Palmerston (1784-1865) alle crisi finanziarie e commerciali dei principali paesi europei.

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