Eleonora D'Andrea

 

Il superamento degli schemi ideologici di desta e sinistra, virtù primaria rivendicata dai nuovi movimenti che si inseriscono nel quadro politico, riporta al centro del dibattito il concetto di populismo e “gli approcci anche molto differenti rispetto ai principali problemi contemporanei, dalla distribuzione delle risorse, all'accoglienza dei migranti, al rapporto con gli Stati nazionali e la loro crisi.”, come spiega Guido Liguori, curatore, nella prefazione del libro Gramsci e il populismo (Edizioni Unicopli, Milano, 2019).

Frutto del seminario svolto il 12 ottobre 2018 e organizzato dalla International Gramsci Society Italia a Roma, la raccolta comprende 11 relazioni di studiosi che si confrontano su un argomento tanto indefinito quanto mutevole.

La molteplicità del concetto di populismo, le contaminazioni avvenute nel tempo tra le sue varie forme e lo sdoganamento di teorie dai vincoli ideologici, potenziato a sinistra dagli studi di Ernesto Laclau e Chantal Mouffe, ha determinato un ricorso al pensiero gramsciano da parte di un'estesa moltitudine sociale mutevole per accreditare ognuno le proprie posizioni.

L'obiettivo del libro – in cui sono presenti le relazioni di Salvatore Cingari e Raul Mordenti che insieme a Pasquale Voza hanno aperto il seminario; gli interventi di Fabio Frosini, Chiara Meta, Manuel Anselmi, Francesco Campolongo, Martìn Cortés, Lea Durante ed Eleonora Forenza – è quello di analizzare da un punto di vista filologico le categorie classiche teorizzate da Gramsci che maggiormente hanno subito deformazioni speculative – quali egemonia, nazione, popolo, nazionale-popolare – per declinarle al presente e ricollegarle agli eventi che nel periodo storico attuale coinvolgono la società, nazionale e internazionale.

Per la comprensione teorica di tali concetti, risultano fondamentali le relazioni di Fabio Frosini e Michele Prospero.

Frosini, con rigore storiografico, ripercorre tutte le tappe che hanno accompagnato Gramsci dall'osservazione degli eventi allo sviluppo dei concetti, dando anche al più profano dei lettori le linee guida per comprendere il contesto storico in cui Gramsci vive e opera senza prestare il fianco a speculazioni o interpretazioni arbitrarie della storia.

Michele Prospero, a sua volta, smentisce senza riserve la definizione che viene spesso sostenuta di populismo quale contenitore vuoto, fornendo le
interpretazioni che Gramsci dà del populismo su diversi campi di analisi (storico, politico, letterario), ritrovando l'origine del fenomeno nella disgregazione del blocco sociale e quindi in una “polarizzazione elementare” senza più riferimenti di classe.

Se ricerchiamo il filo conduttore che attraversa tutte le relazioni, risulta chiaro che preme agli autori riallacciare il pensiero di Gramsci a un piano più coerente con le interpretazioni filologiche, confutando le teorie degli studiosi Laclau e Mouffe che nei loro studi sul populismo scardinano, deformandoli, concetti fondamentali del pensiero di Gramsci - da loro considerato il maggior punto di riferimento - corroborati da influenze di interpreti liberali e dall'esperienza del peronismo “allo scopo di costruire una prospettiva post marxista in cui vengono superati concetti come classe e lotta di classe” come rileva Manuel Anselmi nella sua relazione.

Teorie fermamente contrastate all'interno della raccolta, come nella relazione di Pasquale Voza che, con la sua distinta finezza poetica, chiarifica le differenze tra le teorie gramsciane e quelle di Laclau, sottolineando le lacune profonde che le teorie di Laclau risultano avere e la conseguente inesattezza nello sviluppo e nell'applicazione delle categorie gramsciane.

Sulla situazione internazionale intervengono Martìn Cortés con la ricezione di Gramsci in Argentina e Francesco Campolongo che analizza l'esperienza del movimento populista spagnolo Podemos: “caso empirico di strategia populista ispirata dal contributo teorico di Antonio Gramsci attraverso la rilettura fattane da Ernesto Laclau”.

Il volume è solido e scrupoloso sul piano teorico, ma sembra perdere slancio nell'applicazione delle categorie gramsciane alla realtà attuale

Il richiamo ai media è presente in quasi tutti gli interventi, ma l'analisi non va oltre la menzione di essi, sottraendo al testo un esame dell'egemonia che i nuovi media esercitano sulla formazione culturale delle masse e il ruolo essenziale che essi ricoprono nella diffusione di modelli e concetti fondamentali per lo sviluppo dei neo-populismi.

Oggi chiunque sia in possesso di un dispositivo elettronico e di una connessione internet può influire nel bene e nel male sul senso comune, sull'informazione e sulla formazione degli individui, dando terreno fertile alla suggestione e alla mistificazione a discapito della razionalità. Una riflessione sul concetto di “molecolare” - che Gramsci formulò negli anni del carcere analizzando la propria condizione di detenuto politico e i metodi che venivano usati per tentare di indurlo se non alla remissione, almeno al silenzio - sarebbe stata utile per capire le dinamiche di quest'epoca di comunicazione di massa in cui viviamo, dove il web è la nostra gabbia d'oro. Riflessione, però, che non dovrebbe ridursi a uno sbeffeggiamento dei media egemonici o dei romanzi di consumo contrapponendo loro le parole di Marx o Gramsci prive di attualizzazione.

Il libro risente anche del limitato riferimento alla situazione politica italiana, caratterizzata nell'ultimo decennio dalla presenza nelle istituzioni di un movimento populista quale il Movimento 5 Stelle e della Lega Nord guidata da Salvini, il quale ottiene consensi anche nel Meridione.

L'opera ha il merito di rispondere adeguatamente alle questioni poste dal dibattito teorico, ma gli schemi interpretativi proposti hanno l'inconveniente di perdere aderenza con la realtà e la loro cristallizzazione non permette di applicare efficacemente le categorie gramsciane al presente.

Sarebbe forse opportuno, a mio avviso, uscire da un discorso meramente interpretativo per portare il dibattito su un piano socialmente tangibile, considerando soprattutto l'impellente bisogno di risposte in questa fase politica.

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