Vincenzo Morvillo

 

Molti, com'era prevedibile, dopo l'attacco dell'Iran ad Israele hanno cominciato col solito refrain: non si può stare dalla parte degli Ayatollah oscurantisti e integralisti. Non ci si può schierare al fianco, anche solo con le parole e le intenzioni, di fanatici islamisti che violano i diritti umani e lapidano le donne.

Tra loro, come sempre accade, anche tanti compagni. E allora un dubbio s'impone, ineludibile alla ragione, in simili casi. Ovvero, quale sia la scala delle priorità per costoro, che pur scendendo in piazza o sostenendo convintamente, nella quotidianità o sui social, la lotta del popolo palestinese contro la macelleria israeliana, ne avversano il principale alleato e finanziatore.

Il Genocidio condotto con ferocia inumana dall'Idf e dal governo sionista sulla Striscia di Gaza, col sostegno degli Usa e dell'Unione Europea e col consenso, è inutile nasconderlo, della stragrande maggioranza della popolazione israeliana, dovrebbe infatti far passare in second'ordine qualunque perplessità o falso problema morale.

In quanto innanzitutto bisogna far cessare, con qualunque mezzo e in qualsiasi modo, il massacro del popolo gazawi e delle migliaia di bambini trucidati dagli assassini appartenenti all'entità sionista. E bisogna riuscirci proprio per il valore intrinseco di umanità che dovrebbe contraddistinguerci tutti.

È in gioco difatti la sopravvivenza stessa del concetto di "essere umano" dotato di ragione. Una ragione già cento anni or sono piombata in una catalessi mortifera col nazifascismo, e da cui ci si risvegliò con oltre sessanta milioni di morti e la Shoah.

Sessanta milioni di morti che oggi rischiano di triplicarsi o peggio, se non si dovesse mettere un freno alla follia imperialistica e all'orgasmo guerrafondaio di cui sembra essere preda un intero Occidente democratico, in evidente crisi di egemonia.

Or bene, fatta tale precisazione e posta tale premessa, proviamo a ragionare sull'Iran.

Diciamo dunque che, in ultima analisi, possiamo anche essere d'accordo con il giudizio di illiberalità e di teocrazia oscurantista che viene espresso sullo Stato erede dell'antica Persia. Esso tuttavia non può assolutamente rappresentare un alibi morale per continuare a dirsi equidistanti, tanto da Israele quanto dallo stesso Iran.

Perché un simile atteggiamento di odiosa e vile mancanza di parte -tanto per parafrasare Gramsci- non fa altro che alimentare il Genocidio in atto e il delirio di onnipotenza degli Usa e di Israele. Che da simili dinamiche di carattere psicologico, ancor prima che politico, continuano a trarre giustificazione.

Israele tra l’altro, ben lontano dal rappresentare l'unica democrazia del Medio Oriente, si configura ormai come un Paese altrettanto teocratico, oscurantista, fanatico e autoritario, la cui Legge promana direttamente dalla Bibbia del Vecchio Testamento e dalla Tōrāh.

Con l'aggravante di essere anche una potenza nucleare, molto più ricca ed armata della Repubblica Islamica. E di conseguenza, molto più pericolosa per i destini del mondo.

Or dunque, ci chiediamo e chiediamo soprattutto a quei compagni che si pongono tanti dubbi morali, come possa non essere chiaro, in questo momento, che fare dei distinguo o dichiararsi neutrali significhi in buona sostanza avallare la continuazione dell'orrore a Gaza.

Siamo culturalmente e politicamente distanti anni luce dalla Repubblica Islamica, dagli Ayatollah, dal Corano; così come dalla Bibbia e dal Vangelo. Ma siamo vieppiù distanti anni luce dal razzismo, dall'imperialismo, dal colonialismo e dal delirio di onnipotenza occidentale.

Quel razzismo, quell'imperialismo e quel colonialismo che sono insiti nel Modo di Produzione Capitalistico. Incompatibile con la Democrazia per ovvie ragioni di imprescindibile e ciclica accumulazione e valorizzazione del Capitale.

Capitale che ha bisogno di mercati in espansione e non può certo attardarsi in quisquilie come il rispetto del diritto internazionale.

Da ciò, l'inevitabile conseguenza: i supposti valori occidentali di democrazia e libertà, il nostro modello democratico-mercantile-capitalistico li ha sempre sbandierati, per poi farli a pezzi non appena gli tornasse comodo.

Certo, li si evoca costantemente quei valori, con un'ipocrisia degna del peggior Tartufo di Molière: si pensi alle accuse rivolte alla Russia o alla Cina.

Ma la stessa evocazione quotidiana senza poi una fattualità conseguente, ne ha fatto smarrire il senso profondo, naufragato sugli aguzzi scogli del doppio standard. O del famigerato cliché linguistico aggressore-aggredito.

Un'acuta amnesia valoriale coglie infatti i governi euroatlantici, allor quando di mezzo ci sono i nostri interessi, il nostro petrolio, il nostro profitto e in definitiva la nostra egemonia imperiale.

Perché se non fosse così beh, oggi "l'aggredito" è l'Iran e "l'aggressore" sono Israele e gli Usa. Ergo, a rigor di logica, dovremmo stare dalla parte dell'Iran. E finanziarlo e armarlo fino alla vittoria. Cantando Bella Ciao e rievocando addirittura i partigiani.

Le potenze liberali tuttavia se ne guardano bene, facendo dell'arbitrio e del succitato doppio standard la loro unica regola morale, che ha permesso di perpetrare tanti orrori proprio nel nome della democrazia.

D'altra parte il nazifascismo è figlio dello stato liberale, che non poteva tollerare, col pericolo rosso alle porte, che le masse popolari reclamassero il proprio protagonismo e il proprio diritto a non essere sfruttate.

Oggi, seguendo una linea di continuità che affonda le radici nell'origine stessa della concezione borghese dello stato, della proprietà e della società, i figli di quest'artificiosa architettura democratica e liberale sono l'Olocausto del popolo palestinese e il nuovo tecno-fascismo imperialista. In Usa lo definiscono tecno-feudalesimo: nuova religione dell'epoca trumpiana.

Un animale morente dunque, quest'Occidente schizzato, che nel pieno della sua crisi di sistema sta portando sull'orlo dell'apocalisse nucleare l'intera umanità.

L'Iran viceversa, piaccia o meno, è parte della resistenza -nel quadrante mediorientale perlomeno- a questo modello criminale, predatorio e guerrafondaio. Ed è soprattutto il paese che più di tutti permette la lotta del popolo palestinese per la sua sopravvivenza.

Una lotta e una resistenza che vedono le bandiere di Hamas in prima linea. Ed è giusto così, perché la lotta e la resistenza all'oppressore la fa chi ne ha la forza sul terreno di scontro.

Pertanto, continuare a dire che non si può stare dalla parte dell'Iran e degli Ayatollah -o di Hamas- per astruse motivazioni democraticiste, equivale a dichiarare che si sta dalla parte di Israele, di Netanyahu e del Genocidio. Tertium non datur.

Per di più, se non si riesce a capire che l'Occidente è in questo momento -come d'altronde negli anni '20/'30 del novecento, col nazifascismo- il problema principale per l'umanità (male assoluto e bene assoluto sono categorie morali che non ci appartengono) significa avere evidentemente serie difficoltà nell' interpretazione della realtà in cui ci si trova a vivere.

Ma a questo punto ripercorriamo un po' di Storia per coloro che, solo quando ad alzare la testa contro l'Occidente globale sono l'Iran, il Libano, la Palestina, la Siria, lo Yemen o la Russia, invocano il rispetto del diritto internazionale.

E i sacri valori democratici a difesa del giardino dell'eden euroatlantico contro la giungla in cui viene evidentemente ad essere inglobato il resto del mondo, secondo la razzista e classista visione dell'ex Alto Rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.

Procediamo dunque rapsodicamente. E partiamo dal nazifascismo, che nasce in Europa, guarda caso. Non in Cina, né in Russia, dove invece si afferma il comunismo. Pur con tutti i suoi errori, un sistema fondato sul marxismo, che è un'ideologia di liberazione, di giustizia e di pace. Non certo un prontuario zeppo di principi razzisti, di sfruttamento, di oppressione e guerra.

Proseguiamo poi con l'atto di nascita degli Usa: un genocidio. Un genocidio che parte dalle coste europee.

La Cina invece non ha mai portato guerre fuori dai suoi confini. È stato piuttosto il Giappone a invaderla. Giappone, anche qui, guarda caso, poi finito nell'alleanza coi nazifascisti europei. Mentre la Russia non ha mai invaso l'Europa, ma è stata dagli imperi europei invasa.

Passiamo poi a parlare dei paesi arabi e delle crociate. Li abbiamo invasi prima con Alessandro, poi con Roma; e infine con le Crociate abbiamo preteso di evangelizzare il loro credo islamico e di depredare le loro terre.

Per risalire quindi alle origini del fantomatico e meraviglioso guardino dell'eden occidentale, coi suoi valori e i suoi diritti universali, questo giardino lo si è sempre irrigato con i frutti del colonialismo, dell'imperialismo e del saccheggio. Di quale eden del diritto si parli dunque quando ci si riferisce alle democrazie liberali dell'ovest, risulta veramente difficile capirlo. Piuttosto una Wast Land, una Terra Desolata per citare un famoso poema di T.S. Elliot

I predatori siamo noi per definizione e storia. Abbiamo colonizzato e invaso mezzo mondo con i nostri sporchi imperi e con la Chiesa, sostenendo che portavamo civiltà prima, e democrazia poi. E se oggi gli altri alzano la testa invochiamo senza pudore alcuno i valori della libertà e della democrazia.

Un tempo almeno i governi liberali provavano a garantire la libertà in casa propria. Ora non ci riescono più neanche là, a causa di una crisi di sistema che ne sta mettendo in ginocchio le economie, e di una propaganda ideologica talmente spudorata che il tutto gli si sta ritorcendo contro.

Ma veniamo in fine al diritto internazionale, anche qui procedendo per sommi capi.

Gli Usa lo hanno violato con l'olocausto nucleare in cui hanno sprofondato Hiroshima e Nagasaki. L'Occidente tutto ha calpestato la Società delle Nazioni voluta dal presidente americano Wilson nel 1919, finanziando e tollerando il nazifascismo: si pensi a Churchill che ammirava il Duce e alla Conferenza di Monaco, in cui si è deciso di lasciar fare Hitler con le sue mire espansionistiche.

Gli Usa hanno invaso il Vietnam violando convenzioni e diritto internazionale. Abbiamo creato Israele e gli abbiamo dato il nulla osta per ottant'anni di massacri e di violazioni delle risoluzioni dell'Onu.

Paradossalmente, finanche il Processo di Norimberga, giudicandolo in punta di diritto, fu un azzardo giuridico perpetrato dalle potenze occidentali. I vincitori processarono i vinti senza praticamente una difesa.

Con lo stesso criterio, si sarebbe dovuto perciò processare gli Usa per l'atomica; e gli angloamericani per il bombardamento di Dresda. Due episodi classificabili senz'altro come crimini contro l'umanità.

Per non parlare dei campi di concentramento istituiti per i giapponesi negli Stati Uniti, già prima del fronte aperto nel Pacifico con l'attacco di Pearl Harbor.

Quei campi di concentramento che Göring tgiustamente evocò durante il suo interrogatorio a Norimberga, per difendersi e sostenere che i nazisti non avevano fatto altro che imitare gli Usa con la creazione dei Lager.

Dagli anni '70 è poi un continuo violare il diritto internazionale e i diritti umani da parte delle potenze occidentali.

All'elenco degli orrori storici devono infatti aggiungersi le ingerenze nordamericane in americalatina grazie al Plane Condor: colpi di stato, instaurazione di regimi fantoccio di tipo fascista e militare, stragi, massacri.

Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Perù, Colombia, Nicaragua. Il caso dei Contras è un'infamia che grida ancora oggi vendetta. Per non parlare delle stragi in Italia che portano la firma della Nato e della Cia.

La stessa ingerenza che i governi euroatlantici stanno provando a realizzare oggi col Venezuela di Maduro, attraverso una guerra economica, commerciale e tentativi di golpe.

Ricordiamo inoltre i finanziamento in chiave antisovietica dei mujaheddin e della jihad islamica in Afghanistan, e quindi la creazione del regime dei Talebani quale tragica conseguenza della fine della Guerra Fredda. Da lì la scintilla che infiamma la prateria del nuovo jihadismo e dell'Islam radicale.

Infine la guerra nei balcani per smembrare l'ex Jugoslavia: atto di nascita dell'Unione Europea. Con tanti saluti ai settant'anni di pace che la stessa Unione Europea e i suoi fondatori hanno da sempre propagandato.

Per chiudere con le guerre umanitarie e per l'esportazione della democrazia: Iraq, Siria, Yemen, Africa, Libia, Libano, Palestina.

Sarebbe dunque questo il giardino contrapposto alla giungla per Borrell? Ma la verità purtroppo è ben diversa.

L'Occidente euroatlantico ha sempre invocato la democrazia, il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale pro domo sua. Da vincitore.

Seguendo il vero e unico principio che ha sempre contraddistinto l'ideologia e la prassi del Potere ai tempi del capitalismo crepuscolare. Chi fa la legge è al di sopra della legge.

Si chiama sovrastruttura. Direbbe un certo Karl Marx.

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