Sabato Danzilli

 

Il filo conduttore del libro di Raul Mordenti è delineato in maniera molto efficace già dal titolo e dal sottotitolo: De Sanctis, Gramsci e i pro-nipotini di padre Bresciani. Studi sulla tradizione culturale italiana (Bordeaux, Roma 2019). Il percorso dell’autore è incentrato infatti sulle figure di Francesco De Sanctis e Antonio Gramsci. Essi rappresentano coloro che hanno posto con maggiore chiarezza il problema del rapporto tra intellettuali e classe. La loro analisi fornisce a tal proposito strumenti che possono servire ancora oggi da traccia per affrontare nella sua lunga durata il tema secolare della divisione tra gli intellettuali italiani e i ceti popolari, sia da un punto di vista storico sia in relazione alla società contemporanea.

Gabriele Borghese

 

È uscita da pochi mesi una nuova raccolta di scritti di Domenico Losurdo, curata da Emiliano Alessandroni, su Imperialismo e questione europea[1]. Filo conduttore del volume, che raccoglie vari scritti di Losurdo pubblicati tra il 1978 e il 2017, è l’analisi dal punto di vista marxista dell’imperialismo odierno. Sin dalle prime righe viene chiarito come il processo di unificazione europea è stato certamente egemonizzato dalla borghesia e si sviluppa fin dal principio in modo contradditorio. Dal punto di vista storico-filosofico (Cap. II) Losurdo analizza l'«autocoscienza o falsa coscienza europea» (p.31) attraverso le parole di filosofi eminenti della tradizione occidentale: Adam Smith, David Hume, John Locke, Alexis de Tocqueville.

 Manfredi Alberti *

 

Il tentativo che la storica Eloisa Betti compie nel suo ultimo libro è tanto ambizioso quanto ben riuscito: ripercorrere la vicenda dell'Italia repubblicana dal punto di vista della storia del lavoro precario (Precari e precarie: una storia dell'Italia repubblicana, Carocci, pp. 268, euro 24). L'argomento presenta molti elementi di complessità, soprattutto sul piano della definizione e della quantificazione del fenomeno: che cosa vuol dire "lavoro precario" in un'economia capitalistica? Come misurarlo?

 Lelio La Porta *

 

Nei suoi scritti Gramsci usa spesso l’espressione I nipotini di padre Bresciani. Questi era Antonio Bresciani (1798-1862), uno scrittore, gesuita, antiliberale e antiromantico, autore di alcuni romanzi storici, uno dei quali, L’ebreo di Verona. Racconto storico dall’anno 1846 al 1849, ristampato nel 1851, era stato stroncato da Francesco De Sanctis. La stroncatura aveva origine dall’uso di tesi illiberali da parte dell’autore del libro e dal fatto che povertà artistica e debolezza umana fossero, in Bresciani, la stessa cosa. Quindi è De Sanctis a suggerire a Gramsci l’uso della categoria del “brescianesimo” per indicare una tendenza tipica della letteratura italiana e contraddistinta da individualismo, il liberalismo, opposizione al nazionale-popolare, aristocraticismo, paternalismo di stampo gesuitico.

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