Salvatore Tinè

 

C'è un passo della risoluzione sulla memoria storica, approvata dal Parlamento europeo il 20 settembre 2019 che non dovrebbe sfuggire ed è il seguente: "L'integrazione europea è stata una risposta alle sofferenze inflitte da due guerre mondiali e dalla tirannia nazista, che ha portato all'Olocausto, e all'espansione dei regimi comunisti totalitari e antidemocratici nell'Europa centrale e orientale, nonché un mezzo per superare profonde divisioni e ostilità in Europa attraverso la cooperazione e l'integrazione, ponendo fine alle guerre e garantendo la democrazia sul continente".

 

Angelo Baracca e Marinella Correggia (*)

 

Ci fu chi parlò di «seconda superpotenza mondiale»: il 15 febbraio 2003 milioni di persone scesero in piazza in quasi tutti i paesi del pianeta, simultaneamente, per dire no alla guerra di Bush Blair e valvassori contro l’Iraq, «no alla guerra per il petrolio e per gli affari». Quell’esperienza di rivolta pacifica planetaria, epica ma senza successo (non fu fermata nemmeno una bomba), non si è ripetuta in occasione di successive guerre di aggressione diretto o per procura, né per altre emergenze, ambientali e sociali.

 Alexander Höbel

 

1. La mozione “sull’importanza della memoria” (un titolo davvero beffardo!) approvata dal Parlamento europeo (http://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2019-0021_IT.html?fbclid=IwAR1SXG9LdawEm5UJCsKNefH8QD6Y_nFknuvzprUdpPom4cgCJ9S1yjxz8Gw) coi voti di gran parte dell’emiciclo (compresi quasi tutti i rappresentanti del Pd, tra cui quel Giuliano Pisapia che come "criminali" comunisti contribuimmo a eleggere alla Camera nelle liste del Prc) costituisce un documento di estrema gravità, il cui significato non può essere sottovalutato.

Jacques Pauwels

 

In un’opera di grande valore che porta il titolo 1939 : L’alleanza che non si fece e l’origine della Seconda Guerra Mondiale, lo storico canadese Michael Jabara Carley descrive come, nella seconda metà degli anni Trenta, l’Unione Sovietica cercò ripetutamente, ma alla fine fallì nei suoi tentatvi di concludere un patto di mutua sicurezza, in altre parole un’alleanza difensiva, con Gran Bretagna e Francia. L’accordo proposto era inteso a contrastare la Germania nazista che, sotto la guida dittatoriale di Hitler, si stava comportando in modo sempre più aggressivo ed era sul punto di coinvolgere un numero crescente di paesi, tra i quali Polonia e Cecoslovacchia, che avevano ragione di temere le ambizioni tedesche. Il protagonista di questo approccio sovietico nei confronti delle potenze occidentali era il ministro degli affari esteri, Maxim Litvinov.

 

Michael Jabara Carley*

 

Il 23 agosto, l’ufficio del primo ministro canadese ha rilasciato una dichiarazione per ricordare il cosidetto « Giorno del Fiocco Nero, » una festività fasulla istituita nel 2008-2009 dal Parlamento Europeo per commemorare le vittime del « totalitarismo » fascista e comunista e la firma del patto di non-aggressione Ribbentrop-Molotov nel 1939. Vari ragruppamenti politici di centro-destra all’interno del Parlamento Europeo, assieme alla Assemblea Parlamentare della NATO (leggi Stati Uniti) avevano dato il via o appoggiato questa idea. Nel 2009, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, in un incontro in Lituania, approvò una risoluzione « che equiparava il ruolo dell’URSS e della Germania nazista nell’avvio della Seconda Guerra Mondiale. »

 Rodrigo Rivas

 

Rodrigo Rivas è un intellettuale cileno che da neolaureato ha collaborato con il Governo di Unidad Popular presieduto da Salvador Allende. Dopo il cruento golpe di Pinochet dell'11 settembre 1973, braccato, come molti altri attivisti politici, sindacali e semplici sostenitori della sinistra dagli sgherri del golpista, è riparato, insieme a molti altri, nell'ambasciata italiana, dalla quale grazie all'impegno diplomatico è riuscito a raggiungere l'Italia e ad ottenere l'asilo politico e a rifarsi una vita. Nel nostro paese ha fornito, e continua a farlo ormai alla soglia dei 70 anni splendidamente portati, un importante contributo alla crescita culturale e alla formazione di varie generazioni di giovani che hanno studiato i suoi numerosi libri e hanno beneficiato delle sue lezioni.

 

Benedetto Vecchi

(da "il manifesto", 3.9.2019)

 

Con la sua morte scompare uno dei nomi più noti di un ristretto ma agguerrito gruppo di studiosi compositi – economisti, etnografi, sociologi, antropologi – che tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del Novecento innovarono profondamente l’analisi marxiana del capitalismo mondiale. Oltre a lui, c’erano Giovanni Arrighi, André Gunder-Frank, Samir Amin. Ma Immanuel Wallerstein aveva già alle spalle analisi e riflessioni su un mondo uscito dalla seconda guerra mondiale profondamente trasformato.

 Guglielmo Forges Davanzati[1]

 

Questa nota si propone di (i) dar conto di alcune fallacie delle teorie sovraniste (ovvero del complesso di elaborazioni teoriche che imputano la crisi economica italiana all’adozione dell’euro e che invocano il ritorno alla valuta nazionale); (ii) evidenziare come, sebbene spesso implicitamente e forse inconsapevolmente, queste teorie siano funzionali a un progetto di secessione del Paese, da attuare mediante il trasferimento di risorse e di competenze legislative ad alcune Regioni del Nord. In quanto segue, per ragioni di spazio, non si farà distinzione fra le versioni ‘di sinistra’ e di ‘destra’ del sovranismo: data la prevalenza, in questa fase storica, della seconda versione, l’argomentazione che segue è sostanzialmente riferita a questa.

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