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Fosco Giannini
Il mondo intero, in questi giorni, parla dei fatti di Hong Kong. Ma che cosa sta accadendo nella famosa città posta sulla costa meridionale della Cina, tra il fiume delle Perle e il Mar Cinese Meridionale? Per la stragrande maggioranza dei media occidentali, fortemente condizionati dal potere politico, economico e ideologico britannico, nordamericano ed europeo e sulla scia di un colonialismo più che mai vivo, sta accadendo che un vasto movimento della città stia tentando di “costruire la democrazia”. Mentre la visione degli attuali fatti di Hong Kong, nella lettura dei media dei Paesi antimperialisti, socialisti o in via di liberazione dall’egemonia imperialista mondiale, racconta un’altra e completamente diversa storia: quella dell’ennesimo tentativo volto ad attaccare l’unità della Cina e volto al ripristino, attraverso la violenza, del potere coloniale.
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Nunzia Augeri
Corso Concordia è un ampio viale del centro di Milano: all’angolo con viale Piave si trova il Convento dei Cappuccini, diventato famoso dal 1898 per la strage di manifestanti perpetrata dal generale Bava Beccaris. Di fronte si allineano alcuni edifici dalle facciate severe, chiuse in una loro composta dignità: in uno di questi aveva il proprio quartier generale – abitazione e ufficio – Luigi Pestalozza: partigiano, marxista, musicologo e giurista, era stato uno dei molti intellettuali che nel 1987 aveva risposto all’appello lanciato da Armando Cossutta per fondare una Associazione Culturale Marxista che arginasse la pericolosa deriva che si profilava nel Partito comunista italiano.
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Angelo Baracca
Sappiamo bene quanto gli Stati Uniti abbiano a cuore le condizioni dei popoli del mondo, proprio per questo scopo hanno impiantato più di mille basi militari all’estero per esportare la democrazia e difendere i diritti umani, ma profilandosi un ennesimo golpe umanitario in Venezuela può essere utile un breve promemoria. Un breviario che sarà – per forza di cose e per le mie limitate conoscenze – incompleto, e anche un po’ sconclusionato (e non sono in grado di garantire la completa fedeltà storica).
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Enzo Traverso
(da: "il manifesto", 25 aprile 2019)
Le nuove destre radicali sono oggi ben rappresentate in tutti i paesi dell’Unione Europe e occupano posizioni di governo in otto di essi. Le eccezioni spagnola e tedesca sono cadute. Dopo l’elezione di Trump e Bolsonaro, il fenomeno ha assunto dimensioni globali. Il mondo non aveva conosciuto nulla di simile dopo gli anni trenta e ciò risveglia la memoria del fascismo. Una domanda sorge quindi spontanea: cosa ci insegna il passato per capire quel che sta avvenendo sotto i nostri occhi? Non tutto, ma forse qualcosa.
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Max Strata
Iniziamo dai numeri. Secondo i recenti calcoli effettuati dagli scienziati delle Nazioni Unite, la quantità di gas serra che possiamo ancora immettere in atmosfera per rispettare l’obiettivo degli accordi internazionali di Parigi, ovvero restare entro i 2°c di riscaldamento globale rispetto all'inizio dell'era industriale, verrà superata tra 11 anni. Agli attuali ritmi di emissione di 50 Gigatonnellate (50 miliardi di tonnellate) all’anno, questo è il tempo che ci resta prima che il raggiungimento di un punto di non ritorno climatico inizi a provocare conseguenze molto serie sull'intero pianeta.
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Marcos Aurélio Silva *
Un breve bilancio dei governi del PT
- I governi guidati dal PT, il Partido dos Trabalhadores, fondato da Lula da Silva agli inizi degli anni 80 a partire da una forte base operaia (ma anche cattolica e di ceti intellettuali), si possono definire come governi del riformismo debole (Singer, 2012). Vale a dire, sia con Lula (2003-2010) che con Dilma Rousseff (2011-2016), non eravamo davanti a quelle riforme delle strutture su cui parlava Togliatti, cioè quelle riforme che non si possono “ottenere se si crede di potervi arrivare senza una lotta política che contesti il prodominio economico del vecchio ceto dirigente capitalistico” (Togliatti, 2014, p. 915), anche se qui siamo davanti una “nuova borghesia” (Boito, 2012, p. 67-8).
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Lelio La Porta
Antonio A. Santucci (Cava de’ Tirreni, 2 ottobre 1949 – Roma, 27 febbraio 2004) ha lasciato un vuoto intellettuale incolmabile nell’ambito degli studi gramsciani ma anche umano, per chi fu a lui più vicino come amico e come compagno di militanza politica. Quest’anno avrebbe compiuto 70 anni e, ancora quest’anno, ricorre il 15° anniversario della scomparsa.