Rita di Leo*

 

Nel tempo presente è emersa un’alternativa ai modelli di potere sia del mondo bianco sia del resto del mondo.

L’alternativa è la teologia del consumo che gli uomini della moneta con gli uomini della scienza informatica stanno diffondendo con successo nello spazio terra-mare.

L’alternativa è in conflitto con il credo corrente nelle terre occidentali, per il quale il modello made in USA è la comune stella polare: the American unipolar moment si è affermato alla fine di un secolo che aveva vissuto una prima guerra mondiale, il 1917 bolscevico, e una seconda guerra mondiale, e che si chiudeva con il credo dell’impossibilità di guerre nell’era nucleare. Pochi erano i dubbi. Poi con il 2000 cominciano le smentite.

In Russia nel 2000 il nuovo presidente Putin si aspetta il medesimo riconoscimento di status di potenza strategico-militare che aveva l’Urss.

A New York nel 2001, un pugno di studenti islamici porta a segno un attacco alla super potenza nucleare, per notificare platealmente l’autonomia del mondo non occidentale, l’ambizione alla riconquista della propria identità culturale e religiosa.

La reazione all’attacco militare con vendette medioevali - ancora in corso a Guantanamo – consolida il rifiuto per l’uomo bianco che ha il carattere di liberazione dalla sua antropologia culturale egemone.

Difatti dopo quasi tre decenni di occupazione militare di quei paesi islamici ritenuti responsabili dell’attacco del 2001, la super potenza si è ritirata sconfitta nelle sue basi fortino, protette da mercenari.

Al potere nelle terre abbandonate dalla super potenza, sono tornate le élite teocratiche locali, con masse di fedeli, che rivendicano il diritto alla propria diversità. L’incomunicabilità ricorda il tempo delle Crociate, e l’uso dei droni e missili contro le élite acuiscono l’avversione dei loro popoli.

L’autonomia dall’antropologia culturale dell’uomo bianco, esplosa nel XXI secolo, sta nei fatti.

Il fatto da cui partire è proprio lo stato di crisi dell’universo bianco che aveva mantenuto il controllo sul resto del mondo per secoli. La crisi riguarda l’incapacità di far accettare che il suo essere sia il traguardo comune a ogni popolo. Quando la scienza e la tecnologia degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale sono emersi a testimoniare l’ennesimo primato dell’uomo bianco, il resto del mondo ha reagito acquistando o copiando i beni tecnologi, formando scienziati e tecnici nei loro paesi: i duemila anni di primato sono stati sfruttati come fossero in vendita al supermercato delle innovazioni tecniche e tecnologiche.

Il mondo non bianco rimane attento a non farsi incagliare nelle politiche di potenza che ancora scatenano conflitti tra élite bianche. Cina, India, Arabia Saudita, e l’élite islamica non si considerano coinvolti nello scontro tra potenze nucleari, tra USA e Russia che ha il suo campo di battaglia più recente in un paese di confine,

definito dal nome stesso U/Okraina, per secoli ‘piccola Russia’, il quale è

trasmigrato da una zona di influenza geopolitica a quella avversaria.

Nelle organizzazioni internazionali in cui sono presenti, i governi non bianchi si astengono dal voto a favore di quella parte del mondo bianco dal cui dominio si sono appena liberati. Allo stesso tempo non si espongono apertamente a sostenere l’altra perché schierarsi significherebbe che l’autonomia non ha raggiunto una piena maturazione. Difatti schierarsi per la Russia non ha senso poiché quel paese ha pur sempre la medesima bianca antropologia culturale.

Sono gli avversari della Russia a volerla aliena dalle fondamenta culturali e religiose europee per dare legittimità ad uno scontro che è di politica di potenza.

Non è una gran novità per noi europei, e un esempio potrebbe essere la guerra tra Francia e Germania nel 1870 e le tante altre guerre tra i guelfi e i ghibellini delle nostre varie epoche.

 

* Dall’ultimo libro di Rita di Leo, L’età dei torbidi. Il ritorno delle trincee tra Stati Uniti, Europa e Russia, Roma, Deriveapprodi, 2023.

 

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