L'Holodomor, la propaganda liberale e le rimozioni storiche dell'Occidente
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Domenico Losurdo [1]
- L’olocausto ucraino quale bilanciamento dell’olocausto ebraico
Le due personalità criminali [Hitler e Stalin ndr], reciprocamente legate da affinità elettive, producono due universi concentrazionari tra loro assai simili: così procede la costruzione della mitologia politica ai giorni nostri imperversante. Per la verità, pur inaugurando questa linea di pensiero, [Hannah] Arendt fa un discorso più problematico. Per un verso accenna, sia pure in modo assai sommario, ai «metodi totalitari» preannunciati dai campi di concentramento in cui l’Inghilterra liberale rinchiude i boeri ovvero agli elementi «totalitari» presenti nei campi di concentramento che la Francia della Terza Repubblica istituisce «dopo la guerra civile spagnola». Per un altro verso, nell’istituire il confronto tra Urss staliniana e Germania hitleriana, Arendt fa valere alcune importanti distinzioni: solo a proposito del secondo paese parla di «campi di sterminio».
“C’è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all’angolo”
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Annie Lacroix-Riz*
Annie Lacroix-Riz, docente di storia contemporanea all’Università di Parigi VII-Denis Diderot, ha scritto diversi libri sulle due guerre mondiali e la dominazione politica ed economica. Guarda con attenzione la situazione in Ucraina ponendola in relazione alla storia dell’imperialismo di inizio XX secolo e la sua continuazione. Quello che ci viene raccontato troppo spesso dai media non ci permette di capire il conflitto, quindi di cercare una soluzione per la pace. In questa intervista, ci viene offerto uno sguardo retrospettivo utile per comprendere gli eventi e la storia recente della regione.
A chi i vantaggi della guerra. Risposta a Federico Rampini
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Carla Filosa
L’occasione di rispondere, per così dire, all’articolo di Federico Rampini sul Corriere dell’8 aprile 2022, dal titolo Gli Usa traggono vantaggio dalla guerra in Ucraina? Gli «equivoci pacifisti» sull’America, riapre l’autostrada già ampiamente praticata della “guerra mediatica” sempre in atto. La decisione di entrare nel merito degli argomenti trattati non riguarda aspetti personali del giornalista, per cui ad esempio appare nella satira di Crozza tra gli “autoriferiti”, ma emerge dalla necessità di riprendere il patrimonio teorico dei comunisti dispersi nella lettura anche di quest’ultima guerra, ultima forse non solo in ordine di tempo.