Alessio Soma

 

Il periodo del cosiddetto “biennio rosso” al giorno d’oggi è noto soprattutto per le rivolte operaie del nord Italia e le insurrezioni dei mezzadri e braccianti nel centro-sud, che portarono nei casi più estremi alle occupazioni delle fabbriche e dei campi, nonché alla nascita dei primi soviet in Italia. In realtà, va precisato che tra il 1919 e il 1920 una buona parte del proletariato italiano si trovava ancora arruolata sotto le armi, in quanto la smilitarizzazione successiva alla fine della prima guerra mondiale procedeva (per volontà della stessa classe dirigente, che temeva il ritorno improvviso dal fronte di una massa avvezza alla violenza e all’uso delle armi) con una certa lentezza.

 

Giordano Merlicco

 

Durante la seconda guerra mondiale, il ruolo dell’Unione Sovietica nella lotta contro la Germania nazista era ampiamente apprezzato in Europa e negli Stati Uniti. Roosevelt, Churchill, De Gasperi e De Gaulle elogiarono lo sforzo bellico dell’Urss e le capacità dei suoi dirigenti. Riviste patinate come Time e Life dedicarono le copertine a Stalin e ai generali dell’Armata rossa. Con la guerra fredda, però, Mosca divenne un avversario e molti tentarono di ridimensionare il suo contributo alla sconfitta del Terzo Reich.

Marcello Mustè *

 

Per la prestigiosa collana «I Millenni», Einaudi pubblica, in collaborazione con la Fondazione Gramsci, una nuova edizione critica delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, curata da Francesco Giasi  con il contributo di Maria Luisa Righi, che ha composto una informatissima «cronologia della vita» e preziose biografie di «corrispondenti e familiari», di Eleonora Lattanzi e Delia Miceli, che hanno condotto le ricerche presso l’archivio gramsciano e l’Archivio centrale dello Stato.

 

Francesco Pietrobelli

 

«Il sovranismo non ha una data di fondazione, un padre fondatore e un manifesto. È un fenomeno diffuso che ha avuto grande fortuna negli ultimi anni e ha caratteristiche diverse da un Paese all’altro. Ma le sue manifestazioni possono anche presentare considerevoli somiglianze». Con queste parole comincia la premessa al libro di Sergio Romano L’epidemia sovranista, edito a fine dell’anno scorso da Longanesi. Vengono così subito specificati gli obiettivi dell’opera, che non intende portare una analisi esaustiva del fenomeno sovranista, bensì delineare quei tratti comuni di sviluppo e quegli elementi ricorrenti pur fra le molteplici sfaccettature assunte dal fenomeno a seconda del Paese in questione. Di conseguenza, «più che una storia del sovranismo questo è un viaggio nell’arcipelago sovranista»[1].

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