Alessandro Volpi*

 

Si arricchiscono di un nuovo contributo gli studi sul marxismo e post-marxismo italiano grazie alla recente pubblicazione di Piotr Zygulski dedicata al pensiero di Gianfranco La Grassa (Il meccanico del marxismo: Introduzione critica al pensiero di Gianfranco La Grassa, Pistoia: Petite Plaisance, 2016), già docente di Economia nelle Università di Pisa e Venezia. Questo testo è il frutto degli studi per una tesi in Storia del Pensiero Economico sul lavoro di un professore di economia che non può dirsi “economista” in senso stretto, anche solo in quanto marxista (o post-marxista che dir si voglia). Un esercizio eterodosso quindi, in una facoltà in cui dominano paradigmi ortodossi, ma eterodosso anche all’interno degli studi marxisti se si pensa che nonostante l’interesse dimostrato da importanti studiosi (come evidenziato puntualmente nel lavoro) non era mai stata dedicata una monografia al professore di Conegliano ormai giunto a quasi mezzo secolo di pubblicazioni. Ma Zygulski non è nuovo a questo tipo di imprese, se si pensa al suo precoce lavoro consacrato al pensiero di Costanzo Preve (Costanzo Preve: la passione durevole della filosofia, Pistoia: PetitePlaisance, 2012) anch’egli un eretico del comunismo novecentesco.

Paolo Favilli*

(da "Micromega", 10 Maggio 2016)

Nella Storia del marxismo (Carocci, Roma 2015, 3 voll.) recentemente uscita a cura di Stefano Petrucciani si ripresenta la possibilità di riesaminare la storia del marxismo alla luce del sistema di relazioni che sorregge le sue diverse forme. Entro questo contesto sono almeno due i problemi che vanno posti: quello del rapporto fra riforme e rivoluzione e quello del nesso fra filosofia e marxismo.
 

Fabrizio Denunzio*

 

Qualunque soggetto volesse tornare a mettere piede sul campo delicatissimo e strategicamente determinante dell’organizzazione politica delle masse, lo dovrebbe fare tenendo sempre presente le indicazioni fornite da Gramsci in quella nota del primo quaderno del carcere dedicata a Hegel e l’associazionismo. Ciò che si trova di operativo in queste annotazioni si riferisce non tanto a Hegel ma, naturalmente a Marx: «Marx non poteva avere esperienze storiche superiori a quelle di Hegel (almeno molto superiori), ma aveva il senso delle masse, per la sua attività giornalistica e agitatoria. Il concetto di Marx dell’organizzazione rimane impigliato tra questi elementi: organizzazione di mestiere, clubs giacobini, cospirazioni segrete di piccoli gruppi, organizzazione giornalistica».

Francesco Marchianò

 

Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (Editori Riuniti, pp. 248, euro 18,00) è, certamente, uno dei testi più originali di Marx nel quale l’analisi materialistica della storia è connessa a quella politica. In quest’opera, dedicata agli avvenimenti che dal 1848 al 1851 modificarono il sistema politico francese e lo fecero transitare da una repubblica all’impero, dopo il colpo di stato di Luigi Bonaparte, Marx si distinse per essere un attento studioso delle dinamiche giuridiche, politiche, economiche e sociali, compiendo una precisa analisi sistemica. Scritto dal dicembre 1851 al marzo 1852, inizialmente per il settimanale Die Revolution, edito a New York dall’amico editore Weydemeyer, l’opera subì diverse vicissitudini e solo nel 1869 comparve ad Amburgo una seconda edizione europea, dopo che in passato in tentativi di darne diffusione nel continente erano falliti.

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