Gabriele Repaci

 

Antonio Gramsci (1891 – 1937) è stato uno dei filosofi italiani più importanti del Novecento. La sua fama ha ormai superato i confini del nostro paese per estendersi non solo all'Europa, ma anche all'Asia, all'America Latina, al Nordamerica e persino al mondo arabo e all'Africa. E questo non solo perchè egli è stato uno dei più originali pensatori marxisti di tutti i tempi, nonché una delle più eccellenti vittime della repressione del regime fascista, ma perchè Gramsci è stato un genio del pensiero politico al pari di Thomas Hobbes, Niccolò Machiavelli e Carl von Clausewitz.

 Fosco Giannini

 

Nel 1897 lo scrittore irlandese Bram Stoker pubblica un romanzo, “Dracula”, dal carattere gotico e romantico, che avrebbe segnato di sé tanta parte della futura letteratura europea e mondiale e tanta parte dell’arte e del cinema, sino ai nostri giorni. Segnando di sé anche il senso comune, la cultura, di centinaia di milioni di uomini e donne, non solo in Europa ma nel mondo.

di Leonardo Pegoraro

 

Carlo Formenti ha recentemente recensito il mio libro I dannati senza terra su MicroMega, focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti teorici che sollevo in particolare nella prima parte. Dalla critica alla tesi dell’unicità dell’Olocausto ebraico e la necessità di coniugare la parola ‘genocidio’ (e, insisto io, anche la parola ‘Olocausto’) al plurale, alla propensione dei regimi liberal-democratici più avanzati (Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda) a commettere efferati genocidi contro un multiverso di popoli indigeni, fino alla tesi sulla natura intrinsecamente coloniale del genocidio.

Alessia Balducci

 

Quando ho detto che da questa mia frequentazione imparai a tenere la penna in mano, c’è della generosità, ma in gran parte è così. Imparai a calcolare i significati di una parola, a inseguire una soluzione stilistica1.

Così Pratolini, redattore insieme ad Alfonso Gatto della rivista ‹‹Campo di Marte›› (pubblicata dall’agosto 1938 all’agosto 1939) in un’intervista a Ferdinando Camon parlava del suo rapporto con il gruppo ermetico fiorentino. Questa ammissione rispecchia un profondo legame tra l’autore di Cronache di poveri amanti e coloro che, poco più che ventenni, piuttosto che nell’impegno politico, incentravano la loro vita nel paradigma di Carlo Bo letteratura come vita. Qui tenteremo di evidenziare brevemente la presenza di un’idea peculiare di resistenza negli articoli pratoliniani all’interno del periodico e nelle sue prime opere: resistenza intesa come una fede “esibita” verso il lavoro letterario, presente in anni antecedenti la partecipazione dell’autore alla vera e propria Resistenza armata, partigiana, di cui egli stesso tratterà in Il mio cuore a Ponte Milvio2.

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