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Enzo Traverso
(da: "il manifesto", 25 aprile 2019)
Le nuove destre radicali sono oggi ben rappresentate in tutti i paesi dell’Unione Europe e occupano posizioni di governo in otto di essi. Le eccezioni spagnola e tedesca sono cadute. Dopo l’elezione di Trump e Bolsonaro, il fenomeno ha assunto dimensioni globali. Il mondo non aveva conosciuto nulla di simile dopo gli anni trenta e ciò risveglia la memoria del fascismo. Una domanda sorge quindi spontanea: cosa ci insegna il passato per capire quel che sta avvenendo sotto i nostri occhi? Non tutto, ma forse qualcosa.
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Max Strata
Iniziamo dai numeri. Secondo i recenti calcoli effettuati dagli scienziati delle Nazioni Unite, la quantità di gas serra che possiamo ancora immettere in atmosfera per rispettare l’obiettivo degli accordi internazionali di Parigi, ovvero restare entro i 2°c di riscaldamento globale rispetto all'inizio dell'era industriale, verrà superata tra 11 anni. Agli attuali ritmi di emissione di 50 Gigatonnellate (50 miliardi di tonnellate) all’anno, questo è il tempo che ci resta prima che il raggiungimento di un punto di non ritorno climatico inizi a provocare conseguenze molto serie sull'intero pianeta.
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Marcos Aurélio Silva *
Un breve bilancio dei governi del PT
- I governi guidati dal PT, il Partido dos Trabalhadores, fondato da Lula da Silva agli inizi degli anni 80 a partire da una forte base operaia (ma anche cattolica e di ceti intellettuali), si possono definire come governi del riformismo debole (Singer, 2012). Vale a dire, sia con Lula (2003-2010) che con Dilma Rousseff (2011-2016), non eravamo davanti a quelle riforme delle strutture su cui parlava Togliatti, cioè quelle riforme che non si possono “ottenere se si crede di potervi arrivare senza una lotta política che contesti il prodominio economico del vecchio ceto dirigente capitalistico” (Togliatti, 2014, p. 915), anche se qui siamo davanti una “nuova borghesia” (Boito, 2012, p. 67-8).
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Lelio La Porta
Antonio A. Santucci (Cava de’ Tirreni, 2 ottobre 1949 – Roma, 27 febbraio 2004) ha lasciato un vuoto intellettuale incolmabile nell’ambito degli studi gramsciani ma anche umano, per chi fu a lui più vicino come amico e come compagno di militanza politica. Quest’anno avrebbe compiuto 70 anni e, ancora quest’anno, ricorre il 15° anniversario della scomparsa.
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Enzo Collotti
(il manifesto, 10 febbraio 2019)
A poco più di due settimane dal giorno della Memoria in ricordo della Shoah, gli italiani sono chiamati a celebrare con il giorno del Ricordo l’orrore e la tragedia delle Foibe. In entrambi i casi come vittime, ma in entrambi i casi come vittime non innocenti. Se nello sterminio degli ebrei furono complici dei nazisti, nel caso delle foibe furono coinvolti da un insieme di circostanze più complesse, che solo la memoria corta degli italiani e l’ipocrisia di buona parte della classe dirigente hanno espulso dalla memoria collettiva.
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Pasqualina Curcio*
La crisi umanitaria è una delle menzogne che l'imperialismo ripete disperatamente per giustificare un eventuale invasione del territorio venezuelano. Attribuiscono con impudenza responsabilità al governo bolivariano. Senza vergogna cercano di convincerci che abbiamo bisogno di aiuti umanitari.
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Roberto Livi
(il manifesto, 6 febbraio 2019)
Prima di far scattare il colpo di stato istituzionale il 22 gennaio, meno di 1 venezuelano su 5 aveva mai sentito parlare di Juan Guaidó. Fino a poche settimane prima, quest’uomo di 35 anni era un personaggio semioscuro, militante di una formazione di estrema destra, Voluntad Popular, emarginata nella stesa Mesa de Unidad democratica dell’opposizione perché implicata nelle azioni più violente delle sanguinose guarimbas del 2014 e 2016.