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Manfredi Alberti *
Le recenti stime diffuse dal Fondo monetario internazionale indicano che il “Grande lockdown” potrebbe produrre a fine anno una recessione mondiale di proporzioni mai viste, almeno dai tempi della crisi del ’29. Guardando al caso dell’Italia il quadro appare ancora più fosco. La caduta del Pil prevista per il 2020 (-9,1%), infatti, potrebbe essere molto simile a quella avutasi nel 1945 al termine della Seconda guerra mondiale (-10,3%), determinando quindi una recessione decisamente più grave di quelle seguite alla Grande guerra (– 5,6% nel 1919), al famoso crollo di Wall Street (- 4,7% nel 1930), e al fallimento di Lehman Brothers (-5,5% nel 2009).
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Emiliano Alessandroni
Le mie riflessioni su "Hegel, la quarantena e il coronavirus" (https://www.facebook.com/emiliano.alessandroni.1/posts/10222668423804821) nelle quali ho condannato la tesi di quanti denunciano le attuali misure restrittive come una degenerazione dispotica del nostro sistema sociale e come un attacco alla libertà, hanno suscitato la reazione di Diego Fusaro, che sottopone il mio intervento a una serie di critiche (https://www.facebook.com/fusaro.diego/posts/10223290231630009). Ringraziandolo per l'attenzione, le riassumo qui sotto in ordine sparso, aggiungendo alcuni commenti e le osservazioni che mi sembrano più opportune.
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Alberto Negri
(da: "il manifesto", 22.4.2020)
Con il crollo dei consumi mondiali dovuto alla pandemia, per la prima volta nella storia lunedì il prezzo del petrolio è precipitato negli Usa sotto zero.
Un’anomalia selvaggia e sovversiva dovuta all’incrocio tra gli effetti economici globali del virus, le distorsioni del capitalismo finanziario e la politica di potenza.
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Vladimir Il'ič Ul'janov (Lenin)
Per il 150° anniversario della nascita di Lenin, ricordiamo il grande dirigente bolscevico, fondatore dello Stato sovietico e leader del movimento comunista internazionale, che fu anche tra i massimi teorici marxisti del XX secolo, con un suo testo del 1913 sugli elementi fondanti del marxismo.
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Gennaro Chiappinelli, Massimiliano Romanello
Il leggendario filosofo turco Nasreddin Hoca narra di un uomo che, vedendo la Luna riflessa nell’acqua in fondo ad un pozzo, cercò di recuperarla e restituirla al cielo per mezzo di una fune. La fune rimase impigliata ad una roccia sporgente e l’uomo, cadendo all’indietro per l’inutile sforzo, si compiacque nel vedere che la Luna era effettivamente tornata al suo posto.
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Carla Filosa
Al posto dell’occhiello, la citazione di una parte finale della poesia di B. Brecht, intitolata Messaggio[1] viene qui riportata all’inizio di queste brevi osservazioni sull’andamento della pandemia in atto, data la stretta attinenza ai problemi che ognuno di noi sta vivendo, quotidianamente assillati da informazioni contrastanti, in un disorientamento forse non voluto e comunque di impianto istituzionale assolutamente nuovo.
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Fosco Giannini
In questa fase segnata, come questione centrale, dalla crisi sanitaria (una crisi, anticipando la tesi di fondo di questo articolo, che trova la propria causa non tanto nella trasmissione del virus da parte dei pipistrelli – moral suasion consueta e ripetuta del potere capitalistico in cerca di ipocrite risposte ai propri fallimenti – quanto nella destrutturazione/privatizzazione, all’interno dei sistemi capitalistici a livello mondiale, della sanità pubblica quale nuovo meccanismo ciclico di produzione/ riproduzione del capitale), in questa fase, ove primeggia la paura della morte, un’altra paura è sempre più evocata: quella di una crisi economica di enormi proporzioni, una recessione dell’intero mondo capitalista persino superiore a quella già grande e recentissima scoppiata tra il 2007 ed il 2013 negli USA (e propagatasi come “un’altra epidemia” nell’intero occidente) in seguito al “crac” dei “subprime” e del mercato immobiliare nordamericano.
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Jacques R. Pauwels *
Nel suo lavoro di più fresca data, La Non-épuration en France de 1943 aux années 1950 (“La mancata epurazione in Francia dal 1943 agli anni Cinquanta”), la storica Annie Lacroix-Riz contraddice la visione sulla Liberazione del paese nel 1944-45 diffuse da una recente storiografia succube della destra politica (“droitisée”). Questa tendenza, sempre più di moda, si dimostra molto critica nei confronti della Resistenza e, di contro, piuttosto indulgente riguardo la collaborazione con l’occupante. Si è sostenuto, ad esempio, che la Resistenza è stata in generale inefficace e che la Francia è debitrice della sua liberazione quasi esclusivamente agli sforzi degli americani e degli altri alleati occidentali – questi ultimi appoggiati dalle forze dei “Francesi Liberi” di De Gaulle – che sbarcarono in Normandia nel giugno del 1944.