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Giuliano Marrucci*
- Ciao amore, ciao
Ancora nel 1978, all'alba della lunga stagione di apertura e riforme economiche, la Cina era quasi esclusivamente un paese agricolo, con l'80% della popolazione insediata nelle aree rurali. I cinesi che vivevano in città erano appena 172 milioni, meno del 20% della popolazione totale. Meno di 40 anni dopo sono diventati il 56%, circa 770 milioni di persone[1].
E' il più grande e rapido processo di urbanizzazione della storia dell'umanità, il singolo fenomeno che più di ogni altro caratterizzerà questo periodo storico nei manuali di storia dei secoli a venire.
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Alessandra Ciattini[1]
Premessa
Obiettivo di questo breve intervento è cercare di spiegare le ragioni del successo della protestantizzazione dell’America Latina e della nuova forma religiosa (pentecostalismo), che conta attualmente 600 milioni di affiliati[2], tenendo presente in primo luogo le caratteristiche specifiche del pentecostalismo, in secondo luogo le ragioni strategiche di questo processo, in terzo luogo analizzando per brevi cenni le trasformazioni realizzatesi negli ultimi decenni nel subcontinente latinoamericano.
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Alexander Höbel
In occasione del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre, si sta opportunamente riaprendo la discussione sul significato e il valore storico di quella straordinaria svolta che ha segnato di sé l’intero XX secolo e che si riflette, per alcuni aspetti, a partire dal mutamento dei rapporti di forza tra aree del mondo, sulla nostra stessa contemporaneità.
In questo quadro è essenziale approfondire il significato ma anche i problemi di quella esperienza. Se l’obiettivo della Rivoluzione socialista era quello di sottomettere i meccanismi dell’economia alla volontà cosciente e organizzata delle masse, in vista del benessere collettivo, Lenin fu sempre consapevole della difficoltà di tale sfida, in particolare in un paese arretrato come la Russia del 1917.
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Giulio Di Donato
(da “Alternative per il socialismo”, 2017, n. 45)
A metà degli anni settanta del secolo scorso Norberto Bobbio pubblicava un breve saggio (Quale socialismo?, Einaudi, Torino, 1976) in cui lamentava la mancanza nel pensiero marxiano di una teoria dello Stato e della democrazia socialista, e certo non bastavano a colmare tale lacuna le poche righe che Marx dedicava all’esperienza della Comune di Parigi in uno dei suoi scritti politici della maturità.
A partire da questa considerazione si è sviluppato un ricco e articolato dibattito, a cui hanno partecipato importanti studiosi marxisti, chi a favore della tesi di Bobbio, chi invece più critico e ostile.
Si proverà qui ad inserirsi, seppure a distanza di alcuni decenni, dentro quel dibattito, a cui si farà continuo, seppur non esplicito, riferimento. Anche perché la riflessione sul pensiero politico e giuridico di Marx si è per lo più fermata a quegli anni.