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Rémy Herrera, Zhiming Long
Il libro di Rémy Herrera, economista e ricercatore al Centro di Economia della Sorbona (CNRS) e Zhiming Long, economista, professore all’Università Tshinghua di Pechino, pubblicato per la prima volta in Francia nel 2019 da Éditions critiques, presenta un utilissimo e fondamentale quadro dello sviluppo economico della Cina dalla fondazione della RPC, proclamata da Mao Zedong il 1° ottobre 1949, ai nostri giorni[1].
Lavorando sui tempi lunghi della storia per meglio sgomberare il campo dai tanti luoghi comuni e pregiudizi in circolazione sulla Cina, gli autori ci mostrano chiaramente che il successo industriale e commerciale di questo Paese non è un miracolo degli anni 2000, ma il risultato di strategie mirate e di sforzi colossali messi in atto sin dalla presa del potere politico da parte del Partito Comunista Cinese.
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Marco Cerotto *
Quest’anno è stato ricordato da innumerevoli luminari e da politici nostalgici il centenario della nascita del Partito comunista (il PCd’I). Eppure, quest’anno ricade anche il centenario della nascita di un personaggio politico appartenente al movimento operaio, al quale non è stata certamente rivolta la stessa attenzione da parte del dibattito teorico, anche se sembra essere in atto un nuovo e particolare interesse per i suoi studi e le sue esperienze pratico-politiche. Se extra ecclesiam nulla salus, bisogna d’altro canto riconoscere il valore delle eresie anche e soprattutto a distanza di decenni, in particolare se concorrono ad una generale rielaborazione critica della scienza marxiana negli sviluppi politici contemporanei.
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Marco Cerotto *
[…] l’«economia pianificata» è entrata nella coscienza almeno degli elementi progressisti della borghesia. Certo, anzitutto in strati ancora molto ristretti e, anche in questo caso, prima come esperimento teorico che come pratica via d’uscita dal vicolo cieco della crisi. Se tuttavia noi confrontiamo questo stato di coscienza in cui si cerca la compensazione economica tra una «economia pianificata» e gli interessi di classe della borghesia, con quello del capitalismo in ascesa che ha considerato ogni genere di organizzazione sociale come «intromissione negli inviolabili diritti della proprietà, nella libertà, e nella ‘genialità’ con cui il capitalista individuale si autodetermina», appare allora con chiarezza ai nostri occhi la capitolazione della coscienza di classe della borghesia di fronte a quella del proletariato.
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Mattia Gambilonghi *
L’obiettivo del saggio in questione è quello di chiarire l’accezione del termine che dà il titolo al volume, quello, cioè, di “democrazia sociale”, e, in secondo luogo, di mettere in luce il legame che questa particolare forma politica viene ad instaurare, da un lato, con il cosiddetto costituzionalismo democratico-sociale (o “della seconda ondata”), e, dall’altro, con le forme di interventismo e di governo dei processi economici e sociali affermatesi a partire dall’entre-deux-guerres.