Gianni Cadoppi

 

6. Disuguaglianze regionali (1): il Go West

In Cina ci sono tre fondamentali disparità. Due, quella tra lavoratori industriali e agricoli, quella tra città e campagna le abbiamo già affrontate. Rimane da affrontare quella tra regioni che in Cina si chiamano provincie. La differenza tra regioni costiere e dell’interno si aggiunge a quella tra città e campagna in quanto le regioni litoranee orientali sono prevalentemente industriali e quelle interne sono agricole. Le differenze sono anche originate sia dalle differenti sorgenti di reddito, ad esempio l’aumento degli stipendi nelle aziende collocate in campagna, sia dalla differenza nel ruolo dell’educazione che spiega in particolare le differenze regionali nei redditi cittadini. Dove l'istruzione è più sviluppata i redditi sono maggiori.

di Gianni Cadoppi

Introduzione

Si tratta di un insieme di saggi scritti nel corso degli anni e solo parzialmente aggiornati ma il cui senso rimane a mio avviso intatto. Spesso la questione della disuguaglianza in Cina è affrontata con metodologie parziali che non tengono conto dell’insieme dello sviluppo economico e sociale del grande paese asiatico e della sua unicità dal punto di vista dell'estensione territoriale e come paese più popoloso del mondo. A volte il saggio risulterà abbastanza ripetitivo perché i singoli capitoli sono stati scritti in maniera autonoma. Credo che il saggio sia tornato di attualità dopo le critiche di Thomas Piketty alla Cina sul tema delle disuguaglianze. Questi saggi sono stati scritti originariamente prima del libro di Piketty e il berseglio erano coloro che nella sinistra occidentale sostenevano l’inesorabile deriva capitalistica della Cina.

 

Emiliano Brancaccio *

 

L’ex capo economista del Fondo monetario internazionale ha sostenuto che per scongiurare una futura “catastrofe” serve una “rivoluzione” keynesiana della politica economica. La sua tesi viene qui sottoposta a esame critico sulla base di un criterio di indagine scientifica del processo storico definito «legge di ripro­duzione e tendenza del capitale». Da questo metodo di ricerca scaturisce una previsione: la libertà del capitale e la sua tendenza a centralizzarsi in sempre meno mani costituiscono una minaccia per le altre libertà e per le istituzioni liberaldemocratiche del nostro tempo. Dinanzi a una simile prospettiva Keynes non basta, come non basta invocare un reddito.

 Carla Filosa

 

Scrive Marx nel suo Discorso sulla questione del libero scambio (Bruxelles, gennaio 1848):

“Bowring[1] presenta gli operai come mezzi di produzione che è necessario sostituire con altri mezzi di produzione meno costosi. Egli finge di vedere nel lavoro di cui parla un lavoro del tutto eccezionale, e nella macchina che ha schiacciato i tessitori una macchina altrettanto eccezionale. Dimentica che non vi è lavoro manuale che non sia suscettibile di subire da un momento all’altro la sorte dell’industria tessile…

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