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Gabriele Répaci
La crisi esplosa lo scorso decennio non è certamente il frutto del caso né deriva dal malfunzionamento del capitalismo. Al contrario, essa rappresenta, nelle sue caratteristiche fondamentali, l'essenza del capitalismo stesso, fatto di corsa sfrenata al massimo profitto, di compressione dei diritti della classe lavoratrice, ma anche dei disperati tentativi di uscire dalla crisi di sovrapproduzione attraverso la speculazione finanziaria, la produzione artificiosa di moneta, il conflitto permanente tra paesi capitalistici – che spesso comporta vere e proprie guerre sullo scenario internazionale – attraverso cui tentare di scaricare su altri gli effetti devastanti ed incontrollabili della crisi. L'irrazionalità del capitale, la sua anarchia, la sua disumanità emergono in tutta la loro drammaticità e travolgono le speranze di milioni di persone in tutti i continenti.
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Antonino Infranca
Spero che il libro di Dussel, che ho tradotto dallo spagnolo e che presento al lettore italiano[1], susciti forti polemiche. Innanzitutto perché le polemiche sono sempre segno di vitalità e poi perché l’argomento del libro è fortemente contestabile. L’idea di tradurlo in italiano me la suggerì lo stesso Dussel, durante una visita a casa sua, a Città del Messico, nel novembre del 2013. Lui era appena tornato da una tournée di conferenze e seminari in Cina e là aveva consigliato di tradurre in cinese Le metafore teologiche di Marx, perché riteneva che gli studiosi marxisti cinesi, non preparati alla lettura di questo libro, sarebbero stati sicuramente polemici verso di esso e verso il suo autore. Credo che anche in Italia si possa determinare una situazione simile a quella cinese.
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Pina La Villa *
“Rossa di passione”, “pasionaria”, “intelligentissima ed elegante”, “bella”: sono solo alcuni dei giudizi su Aleksandra Kollontaj, parte di una “vulgata” che è rimasta pressoché intatta per tutto il XX secolo, attraversando incolume la liberazione sessuale degli anni Sessanta e tutte le più raffinate elaborazioni del femminismo dagli anni Settanta ad oggi. Le quali, evidentemente, non hanno scalfito la considerazione del corpo femminile come estraneo al “corpo” politico e le donne sono quindi da considerare sempre e solo per i loro meriti – o demeriti – fisici.
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Mattia Gambilonghi
- Origini e caratteri essenziali; 2. La concezione liberale della libertà e della democrazia: limiti e aporie; 3. Il liberalismo e il rapporto Stato/società; 4. La “sottomissione della costituzione” nel costituzionalismo liberale ottocentesco: tra potere costituente e statocentrismo; 5. Liberalismo e fascismo: rottura o continuità?; 6. Società di massa e declino dello Stato liberale di diritto