Il significato storico e odierno della sua celebrazione secondo il Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina

di Andrea Vento *- 15 maggio 2022

Il 15 maggio è una ricorrenza di fondamentale importanza per i palestinesi. È il giorno in cui celebrano la Nakba, ovvero la 'catastrofe': tramite questa giornata viene mantenuto vivo il ricordo della cacciata dalle proprie abitazioni di centinaia di migliaia di persone e la mancata fondazione di un proprio Stato autonomo. La data scelta per questa ricorrenza ha un elevato significato simbolico: il 15 maggio 1948 segna, infatti, l'inizio della prima guerra arabo-israeliana, che si concluderà all'inizio del 1949 con la vittoria del neo costituito Stato d'Israele. È anche l'inizio delle lunghe traversie del popolo palestinese che, in oltre 70 anni, hanno portato alla drammatica situazione attuale caratterizzata da violazioni sistematiche dei diritti umani e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, da un regime di occupazione militare particolarmente opprimente, da continui espropri e dalla colonizzazione abusiva delle terre, da espulsioni individuali e di massa che, nel corso dei decenni, hanno prodotto una quantità tale di profughi che, ad oggi, metà del popolo palestinese vive al di fuori dei cosiddetti "Territori occupati", acquisendo il poco invidiabile status di "popolo della diaspora". La celebrazione della Nakba, col passare del tempo, ha assunto pertanto un valore più ampio: se da un lato essa rappresenta il giorno dell'identità nazionale palestinese, dall'altro cerca di mantenere viva l'attenzione internazionale sulla negazione dei diritti, in primis quello all'autodeterminazione, di un popolo e alle insostenibili condizioni di vita cui esso è stato costretto.

 

Annie Lacroix-Riz*

Annie Lacroix-Riz, docente di storia contemporanea all’Università di Parigi VII-Denis Diderot, ha scritto diversi libri sulle due guerre mondiali e la dominazione politica ed economica. Guarda con attenzione la situazione in Ucraina ponendola in relazione alla storia dell’imperialismo di inizio XX secolo e la sua continuazione. Quello che ci viene raccontato troppo spesso dai media non ci permette di capire il conflitto, quindi di cercare una soluzione per la pace. In questa intervista, ci viene offerto uno sguardo retrospettivo utile per comprendere gli eventi e la storia recente della regione.

 

Carla Filosa

L’occasione di rispondere, per così dire, all’articolo di Federico Rampini sul Corriere dell’8 aprile 2022, dal titolo Gli Usa traggono vantaggio dalla guerra in Ucraina? Gli «equivoci pacifisti» sull’America, riapre l’autostrada già ampiamente praticata della “guerra mediatica” sempre in atto. La decisione di entrare nel merito degli argomenti trattati non riguarda aspetti personali del giornalista, per cui ad esempio appare nella satira di Crozza tra gli “autoriferiti”, ma emerge dalla necessità di riprendere il patrimonio teorico dei comunisti dispersi nella lettura anche di quest’ultima guerra, ultima forse non solo in ordine di tempo.

 

Angelo d’Orsi*

Il 4 aprile 2022 l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ha diffuso il seguente comunicato:
“L’ANPI condanna fermamente il massacro di Bucha, in attesa di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’ONU e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili. Questa terribile vicenda conferma l’urgenza di porre fine all’orrore della guerra e al furore bellicistico che cresce ogni giorno di più”.

 

Alessandro Portelli*

 

Avevo cercato Bruno Eluisi per il mio libro L’ordine è già stato eseguito, perché mi raccontasse di suo fratello Aldo, militante antifascista ucciso alle Fosse Ardeatine. Ma Bruno Eluisi aveva anche memorie sue, di quando a 23 anni lo avevano mandato a fare la guerra in Russia. «Io so’ partito per la Russia l’11 luglio del ’41 – raccontava – la prima nevicata l’ha fatta a ottobre del ’41; e non ci avevamo niente. Poi so’ arrivati gl’indumenti invernali; con una compagnia fucilieri che eravamo 153-154 persone, so’ arrivati sei cappotti con pelliccia. Naturalmente i cappotti chi se l’ha presi? Gli ufficiali. E che, li lasciavano ai soldati? Poi la compagnia fucilieri ciànno dato 153 preservativi. I muli so’ morti tutti pe’ strada perché al freddo non hanno resistito».

Andrea Vento

L'escalation del conflitto in Ucraina, provocata dall'invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022, ha costretto analisti e studiosi a riprendere in mano il "dossier Ucraina", già in precedenza salito alla ribalta dopo il colpo di stato di piazza Maidan del febbraio 2014 ai danni del russofono Yanukovich. Il nuovo governo, a seguito dello spostamento a destra dell'asse politico e del riposizionamento geopolitico filoccidentale, finì per innescare, nei mesi successivi, la repressione della popolazione russofona dell'est del Paese da parte dei nazionalisti ucraini, l'annessione russa della Crimea e lo scoppio della guerra nel Donbass contro le auto-proclamate Repubbliche Popolari di Donestk e Lugansk. Una guerra terminata con gli accordi di Minsk 2 del febbraio 2015 che, nonostante la scarsa copertura mediatica occidentale, ha provocato gravi distruzioni e la morte di 13.000 civili ucraini di lingua russa.

 

Enzo Gamba e Francesco Schettino[1]

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo come contributo al dibattito

 

Sarebbe ingeneroso nei confronti di tutte le compagne e i compagni non tener conto del grande impatto pratico ed emotivo che hanno avuto gli eventi collegati alla lunghissima pandemia nell’ultimo biennio abbondante, così come le vicende belliche contemporanee. È vero, e facciamo bene a riconoscerlo, che ne siamo usciti tutti con le ossa più frantumate di quanto non lo fossero prima.

 Diana Johnstone*

 

Continua ancora e ancora. La “guerra per farla finita con tutte le guerre” del 1914-1918 portò alla guerra del 1939-1945, detta Seconda Guerra Mondiale. Questa non è ancora finita, principalmente perché per Washington, è stata una Guerra Buona, è la guerra che ha reso possibile il Secolo Americano : perchè no, ora ad un Millennio Americano ?

Il conflitto in Ucraina può essere la scintilla di quello che già adesso si comincia a chiamare la Terza Guerra Mondiale.

Non si tratta di una guerra nuova. È la stessa guerra che abbiamo già visto, un’estensione della Seconda Guerra Mondiale, che non fu la stessa per tutti coloro che ne presero parte.

La guerra russa e la guerra americana furono molto, molto differenti.

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